CONTRO L'ASSOLUTO - NUOVA PUBBLICAZIONE

 


Contro l’Assoluto di Vincenzo Pirro

Estetica e critica dell’idealismo italiano

Il ritrovamento e la pubblicazione postuma di Contro l’Assoluto rappresentano un evento significativo per la filosofia italiana contemporanea. L’opera, inedita e risalente presumibilmente alla fine degli anni Sessanta o ai primi Settanta, restituisce con forza la voce critica di Vincenzo Pirro, uno dei pensatori più rigorosi e anticonformisti della sua generazione, capace di muoversi dentro la tradizione dell’idealismo per contestarne dall’interno aporie e rigidità.

Curato con finezza filologica da Danilo Sergio Pirro, il testo appare come una vera e propria anatomia dell’estetica idealistica, in particolare nelle sue versioni attualistiche e neoidealiste. Il bersaglio principale è l’identificazione del soggetto con l’Assoluto – cifra comune del pensiero di Gentile, Croce, Fazio-Allmayer e Carbonara – che secondo l’autore conduce a una progressiva dissoluzione dell’alterità e della storicità in una forma vuota e autoriferita di autocoscienza.

La compossibilità contro l’identità

Il concetto chiave introdotto da Pirro è quello di compossibilità, che si configura come alternativa alla logica classica dell’identità e della non contraddizione. In opposizione alla razionalità assoluta dell’Io, che tende a risolvere ogni molteplicità nel proprio dominio, Pirro propone una filosofia della relazione, in cui la pluralità non viene annullata ma mantenuta in tensione dialettica. È questa la dimensione etico-estetica in cui si gioca la possibilità di una comunicazione autentica tra soggetti.

L’arte come esperienza della finitudine

Uno dei meriti maggiori dell’opera risiede nella riflessione sull’estetica, affrontata non come disciplina ausiliaria della metafisica ma come terreno privilegiato della relazione e dell’irriducibilità. Per Pirro, l’arte non è né epifania dell’Assoluto né semplice funzione decorativa dello spirito: è l’esperienza della finitezza e del concreto, del singolare che si dà senza farsi concetto. L’arte diviene così il luogo in cui l’alterità si manifesta e resiste all’assimilazione.

Filosofia come vigilanza critica

Contro l’Assoluto non è un’opera di sistemazione, bensì un esercizio di scavo critico. La filosofia, in questa visione, non ha il compito di fondare verità ultime, ma di vigilare contro ogni tentazione dogmatica, soprattutto quando essa si maschera da razionalismo integrale. In questo senso, la posizione di Pirro si pone come un’anticipazione di molte istanze contemporanee: la critica dell’egemonia del pensiero totalizzante, l’attenzione al molteplice, al finito, alla corporeità.

Un libro da leggere e discutere

Il libro si distingue non solo per la densità argomentativa, ma anche per la limpidezza dello stile e la precisione delle analisi. La cura editoriale valorizza appieno la complessità del testo, grazie a una prefazione penetrante e a un apparato introduttivo che guida il lettore attraverso i nodi centrali della riflessione pirriana.

In definitiva, Contro l’Assoluto è un’opera che restituisce profondità alla riflessione estetica e forza alla critica filosofica, rendendola accessibile senza semplificazioni. È una lettura imprescindibile per chi voglia comprendere non solo la crisi dell’idealismo italiano, ma anche le vie possibili di una filosofia che abiti il limite, senza arrendersi all’assoluto.


Il libro lo puoi trovare al seguente link:


CONTO L'ASSOLUTO

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